THEM CROOKED VULTURES

I THEM CROOKED VULTURES sono un super gruppo fondato da tre rock star planetarie: Josh Homme, John Paul Jones e Dave Grohl. Dunque è solo un caso che il loro stile sia così esplosivo?

Per questa volta ci tocca sfatare i falsi miti sui super gruppi. Ormai i THEM CROOKED VULTURES sono davvero conosciuti da chiunque, sia direttamente che indirettamente. Ad un primo ascolto è inevitabile non riconoscere il drumming dinamico di Grohl oppure le linee di basso di John Paul per poi finire con la calda voce di Josh. Un presagio divenuto realtà. Il progetto venne già annunciato pubblicamente nel 2009 tant’è vero che in un’ intervista Grohl raccontò: “Il prossimo progetto che ho intenzione di intraprendere coinvolge me alla batteria, Josh Homme alla chitarra e John Paul Jones al basso. Sarà il prossimo album e non farà schifo.” Cosa potevamo aspettarci dai THEM CROOKED VULTURES?

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Certamente non possiamo equiparare il debutto dei THEM CROOKED VULTURES a suoi antichi antenati come ad esempio “A Song For The Deaf “, considerato dalla critica tra i migliori album degli anni 2000. In ogni caso questo disco garantisce ugualmente fluidità e divertimento “infernale”. Meglio procedere per ordine. L’album è un insieme di stili differenti mescolati bene tra loro e le ritmiche incalzanti danno origine ad un (Hard?) rock sorprendente. La prima parte dell’album scorre liscia e la partenza è tanto fulminante quanto immediata. Già il primo brano “No One Loves Me & Neither Do I” ci ricorda quanto signor Grohl sia un grande maestro dei tamburi; ha un impatto decisivo almeno quanto “No One Knows”. Le aspettative per le grandi star sono elevate e di sicuro non si può rimanere delusi da brani quali “Elephants” o “New Fang”, in cui tutta la ferocia accattivante prende forma. Sorprendente lo stile compositivo: cambi di tempo improvvisi, giochi tra chitarre in ottave diverse (questo è il caso di “Gunman”, penultima traccia dell’album). Distorsioni quasi persuasive in “Warsaw or the First Breath You Take After You Give Up”. Particolare invece è lo stile in falsetto di Josh Homme in “Scumbag Blues”, per non parlare poi del riff nel ritornello che ricorda vagamente la soundtrack di 007. Un vero spasso!

L’unione fa la forza, è davvero il caso di dirlo! L’album è un piccolo gioiellino, un’ opera rock ben articolata e ricca di spunti interessanti. Si preferisce più di un ascolto, le sonorità possono distrarre e stregare l’ascoltatore. Col tempo, magari potrebbe diventare un classico.

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