RICHARD PATRICK

“Mi dispiace, Scott. Sai, cercavo di aiutarti…”

Così inizia la lettera che Richard Patrick (FILTER, NINE INCH NAILS, ARMY OF ANYONE) ha indirizzato all’amico Scott Weiland. Negli ultimi mesi, il cantante aveva lottato per restare pulito e sobrio ma, come ha affermato anche Dave Mustaine (MEGADETH), “tutti quelli intorno a lui sapevano cosa stessa accadendo e lo hanno ugualmente fatto uscire dalla riabilitazione, lo hanno messo direttamente in tour ed è morto”.

Tutti tranne Patrick.

Dopo la terribile performance di Weiland a Corpus Christi, Texas, l’amico aveva cercato di aiutarlo non riuscendo però ad ottenere i risultati sperati. In aprile, Richard aveva incolpato i fans, almeno in parte, per il comportamento di Scott e per il fatto che non riuscisse a restare pulito.

Guardate gli AC/DC. Guardate gli ALICE IN CHAINS. Le persone muoiono. Guardate come si sentono leggeri i DEFTONES dopo la morte di Chi [N.d.R. Cheng, il bassista]. Non puoi scartare una band solo perché qualcuno non vuole mai restare sobrio” aveva dichiarato, durante un’intervista per Music Frenzy. Chiaramente una frecciatina all’amico per poi passare a toni più accesi.

Vogliamo tutti che Scott sia Scott, ma Scott non è nemmeno più Scott! Gli voglio bene, ma si è trasformato in una persona totalmente diversa.

Patrick aveva poi criticato il fatto che l’ex leader degli STONE TEMPLE PILOTS avesse fatto aspettare i suoi fan per un’ora ad uno show in New Jersey, anche se il duro giudizio del musicista non si era limitato a Scott.

La band e i fans lo stanno spingendo verso la morte perché gli stanno facendo credere che qualsiasi cosa faccia sia accettabile, che possa essere fatto quando voglia. Alcuni fan degli STP dicono ‘È un duro, una rockstar. Gli STONE TEMPLE PILOTS non esistono senza di lui’. D’accordo, allora otterrete ciò che volete: sarà una leggenda del rock morta in una camera di hotel con una siringa attaccata al braccio e non sarà una bella cosa, sarà solo triste e i suoi figli ne rimarranno traumatizzati”.

Evidentemente Weiland non prese bene i suoi commenti e, in giugno, riferì al Phoenix New Times che non aveva idea del perché Richard avesse fatto quelle dichiarazioni su di lui. “Non mi conosce. Non conosce la mia situazione” aveva affermato, per poi chiamarlo “stronzo manipolatore”.

Eri arrabbiato con me quando me ne uscii pubblicamente su quei commenti sulla tua dipendenza…” continua il frontman dei FILTER sulla sua pagina Facebook. “Immagino che aver perso un amico nel tentativo di salvarlo sia valso il rischio. Magari, un giorno, avresti potuto prendertela se me ne fossi semplicemente andato. La gente pensa che fosse patetico o addirittura una trovata pubblicitaria ma tutto ciò che volevo era che ascoltassi me, se non noi tutti… Che Dio ti benedica, Scott. Imparerò dai tuoi sbagli. Resterò sobrio grazie a te… la tua morte non sarà vana. Tutte le volte che sentirò la tentazione che sentivo, dirò a me stesso…

Per Scott, non oggi.

 

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Giulia Rettaroli nasce nel 1996, milanese doc, e si diploma perito turistico appassionandosi sin da subito a lingue e culture straniere. Allo studio si affiancano naturalmente la passione per il cinema (sci-fi e classici del genere horror in primis) e per la musica. Dischi, biografie, documentari, vecchi numeri di Melody Maker e Rolling Stone trovano posto tra chitarra e amplificatore e si moltiplicano negli anni alla scoperta del sound di artisti come Led Zeppelin, Black Sabbath, Beatles oltre che di Pink Floyd, Motörhead, Nirvana e via dicendo. Personalità come Frank Zappa e Lester Bangs incidono inoltre fortemente nel suo senso critico. Oggigiorno si diletta nello studio del danese, nel collezionismo di dischi che hanno fatto la storia della musica e, naturalmente, nella scrittura di recensioni et simili.

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