Dave Grohl

Nella sua ultima intervista di due giorni fa con Matt Wilkinson, Dave Grohl ci parla del suo periodo con i NIRVANA fino alla nascita dei FOO FIGHTERS.

L’intervista è stata resa nota il 4 luglio, a suggellare il venticinquesimo anniversario, 4 luglio 1995, quando appunto fu ufficialmente pubblicato il primo omonimo album dei FOO FIGHTERS.

 Dave Grohl non volle figurare subito in questo progetto e non pensava neppure che quello potesse essere considerato come un vero e proprio album, dunque cominciò con il distribuirlo  in formato cassetta, a parenti, amici e conoscenti non essendo neppure sicuro che questi lo avrebbero realmente apprezzato.

Tutt’oggi a suo dire, quando gli capita di ascoltarlo, ma in realtà non lo ascolta veramente con una certa attenzione da anni, quelle canzoni gli sembrano ancora dei demo.

Al progetto aveva dato nome FOO FIGHTERS, da “foo fighter”, termine per indicare gli  avvistamenti aerei di oggetti non identificati, UFO, ad opera di alcuni piloti alleati durante la seconda guerra mondiale, tanta era sempre stata la sua passione per la fantascienza e gli UFO stessi.

I gloriosi giorni dei NIRVANA erano lontani ed ora doveva muoversi sulle sue gambe e questa era una prova. 

In realtà il giovane Dave Grohl non era stato mai così sicuro del suo talento, neppure quando aveva incontrato Kurt Cobain e Krist Novoselic la prima volta, o quando la band era diventata così famosa a livello mondiale in brevissimo tempo.

Ma quando i tre ragazzi avevano cominciato a suonare insieme, nel lontano 1990, ecco la scintilla, quella specie di magia che viene fuori a chi sembra predestinato ad essere in quel posto, in quel momento, a fare quella medesima cosa.

Ricorda Dave Grohl :

“Beh, voglio dire, mi sono unito ai Nirvana, ero il loro quinto batterista, giusto? Avevano avuto una squadra di batteristi prima di me e alcuni di loro erano più nella band di altri. Quindi quando mi sono unito alla band, non conoscevo affatto Krist e Kurt. E quando ci siamo incontrati per la prima volta e abbiamo iniziato a suonare, era chiaro che quando ci siamo riuniti per farlo ha funzionato davvero bene, ed abbiamo suonato quello che la maggior parte delle persone ora sa suonare come Nirvana. Abbiamo suonato così, non c’è voluto molto.

Era quasi esattamente un anno dal momento in cui mi sono unito che è uscito “Nevermind”,  poi, una volta uscito, è stato come se le cose accadessero così in fretta. La band era diventata davvero importante. Ogni band in cui ero stato prima, era formata da amici che conoscevo da molto tempo e quindi avevo un po ‘di sicurezza in questo. Quando ti unisci a una band in cui non conosci nessuno e stai appena iniziando a conoscerli, questo va alla grande quando fai musica, ma visto che stai iniziando a conoscerli, non c’è una profonda connessione personale. E poi la band diventa davvero enorme e molto rapidamente. Sei così nervoso che pensi che stai per venir licenziato o finirà. Non volevo essere licenziato sostanzialmente. E quindi stavo facendo del mio meglio per evitare che questa cosa accadesse. Allora, c’era questa vera insicurezza che avevo, tipo :  “Non sono abbastanza bravo. Troveranno qualcun altro”.

Ma la morte di Kurt Cobain nell’aprile del 1994, è un trauma che lascia ferite profonde. Dave Grohl è incredibilmente depresso, non vuole più saperne della musica, non riesce più ad ascoltare nessun genere di musica.

Dice :

“Come posso spiegarlo … Se hai qualcuno che ti è vicino, un membro della famiglia o qualcuno che ami, che scompare … Immagina di camminare nella loro camera da letto piena di cose ogni giorno. È esattamente come mi è sembrato suonare la musica, perché era il mio intero mondo. Era difficile ascoltare la musica, che fosse la colonna sonora di Ry Cooder a Parigi, in Texas o “Ride the Lightning” dei METALLICA. Dovevo disconnettermi. E non riuscivo a immaginare di arrivare lassù e suonare la batteria con qualcuno senza pensare ai NIRVANA. Penso ai NIRVANA ogni volta che mi siedo per suonare la batteria”.

Nei mesi di inattività ed incertezza per il futuro, Grohl continua spiegando cosa gli stesse accadendo :

“Ho iniziato a ricevere chiamate da persone che mi chiedevano se volevo suonare la batteria con loro o unirmi a un’altra band, e non vedevo che accadesse in quel momento. E tornavo sempre a casa dai tour e registravo canzoni da solo, ma quella sensazione era sparita. Non volevo davvero scrivere o ascoltare musica, tanto meno unirmi a una band e suonare in una.”

Ma quella situazione non poteva durare per sempre, così :

“Quindi, alla fine, mi sono semplicemente tirato giù dal divano e ho pensato: “Okay, ho sempre adorato suonare e ho sempre amato scrivere e registrare canzoni per me stesso. Quindi mi sento come se dovessi farlo solo per me stesso.”

Aveva tutto quel materiale che aveva registrato tra una pausa e l’altra delle date dei tour dei NIRVANA.

Fece una cernita dei brani che gli sembravano i migliori.

Acquistò della strumentazione e prenotò la sala prove da Robert Lang Studio a Seattle, situato a pochi isolati da casa sua.

In circa sei giorni registrò in brani per un presunto album, suonando tutti gli strumenti.

Non era molto entusiasta circa la sua voce. Fino ad allora aveva cantato nei cori per le canzoni di Kurt e solo una volta aveva registrato un brano per gli SCREAM molti anni prima.

“Ero insicuro della mia voce. Sai come le persone raddoppiano la loro voce per renderla più forte? In quell’album la voce è quadruplicata. Non volevo essere un cantante solista, non potevo cantare da re …” Ma come sappiamo nel tempo e con l’esperienza Dave Grohl oggi è uno dei migliori e più acclamati frontmen viventi, anche come cantante.

Una volta distribuite le cassette, il progetto cominciò a diffondersi ed attrarre l’attenzione anche di qualche etichetta discografica.

Eddie Vedder dei PEARL JAM, fu il primo tra i colleghi amici a diffondere “Exhausted”, l’ultimo dei brani contenuti nell’album, nel suo programma radiofonico pirata.

Di lì a poco la band fantasma, poiché in realtà ancora un progetto da solista, avrebbe firmato un contratto con la Capitol mentre Grohl stava in trattativa con la Roswell Records.

Ma visto che un tour si sarebbe presto reso necessario, al quel punto Grohl si guardò intorno per assumere dei musicisti e formare una vera e propria band.

Assoldò Nate Mendel al basso e William Goldsmith alla batteria dai SUNNY DAY REAL ESTATE e chiese a Pat Smear, il chitarrista aggiungo ai NIRVANA, già ex membro dei GERMS, di unirsi a loro.

Il 4 luglio 1995 finalmente l’album fu pubblicato in formato CD e distribuito nei negozi.

La copertina non fu subito apprezzata : ritraeva la foto di una pistola che sembrava uscire da film di fantascienza, su uno sfondo scarno, beige chiaro e venne ritenuta un insulto alla memoria di Kurt.

Ma trattasi invece di una XZ-38 Disintegrator Pistol, originalmente pubblicata nel 1935 come giocattolo da allegare al fumetto del programma radiofonico di Buck Rodgers, tanto per rimanere sul tema della fantascienza.

Non mancarono gli inevitabili attacchi a Dave Grohl, sia da parte del pubblico che dalla stampa, perché lui, un semplice batterista, aveva osato pubblicare della musica scritta di suo pugno, considerata decisamente inferiore di qualità rispetto a quella dei NIRVANA.

In realtà dietro tutto questo, il totale rifiuto di accettare che i FOO FIGHTERS non erano una appendice dei NIRVANA, ma una cosa totalmente diversa.

Brani come “This is a call” o “I’ll stick around”, due degli ormai ben noti singoli dell’album,  erano così freschi e pieni di energia, che ben presto e per fortuna, anche i FOO FIGHTERS cominciarono ad avere i propri estimatori.

Del resto Dave Grohl non è tipo da scoraggiarsi e pur essendo per sempre grato a Kurt e

Krist e alla sua esperienza con i NIRVANA, è perfettamente consapevole delle sue scelte e delle conseguenze.

Ricorda a tal proposito :

“Ok, andiamo sul furgone e facciamo come abbiamo sempre fatto. Cominciamo dal modo in cui abbiamo sempre iniziato e ci siamo sentiti a nostro agio. E nel fare qualsiasi promozione o stampa, non abbiamo realizzato un video subito, abbiamo cercato di mitigare tutta quella roba perché in un certo senso eravamo spaventati. Sapevo che stavo camminando sull’asse su questo. Sapevo che sarei stato esaminato e sapevo che ci sarebbero stati confronti e cose del genere. E sì, intendo dire che è stato difficile. Ma non è stato così difficile. Insomma è come mandare a quel paese, qualcuno che ti sta trattando di merda.”

Ha detto inoltre recentemente a Rolling Stone, parlando delle due band :

“Questa band (riferendosi ai FOO FIGHTERS) ha la sensazione di essere fresca ed eccitante. Non sai esattamente dove ti porterà. Questo è stato uno dei più grandi sentimenti per il 1991 – non avevamo idea di cosa sarebbe successo. Per il tour di “Nevermind” pensavo solo che sarebbe successo di tutto …”

E da allora in poi è davvero successo di tutto e non è ancora finita.

Aspettiamo e ci auguriamo tutti ancora grandi cose.

To be continued …

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Marcella D’Amore è artista/pittrice Italiana. Nasce a Roma nel 1965 e si diploma al II Liceo Artistico Statale di Roma nel 1983. Dopo il liceo comincia subito a dipingere, indirizzandosi verso uno stile figurativo paesaggistico. Tra il 1984 ed il 1987 si trasferisce a vivere a Londra ed una volta rientrata a Roma, frequenta le gallerie e i centri culturali della capitale. Dagli anni 90 ai 2000, partecipa a diverse collettive e mostre personali. Durante questo periodo un’altra delle sue passioni, quella per il cinema, cresce con sua grande soddisfazione. Diventa dunque attrice e figurante in film come : ” La Passione di Cristo” di Mel Gibson, “Ocean’s Twelve” di Steven Soderbergh , “Mission Impossible 3” di JJ Abrams , nella serie tv “Roma ” e in un gran numero di fiction e film italiani. Nel 2007 si trasferisce nelle vicinanze di Termoli, Molise. La sua pittura che fino ad allora aveva rappresentato soggetti di giardini inglesi, campagne in fiore, marine con barche a secco, trabocchi; ha una svolta con un cambiamento di stile radicale nel 2011, quando nella sua ambizione di sperimentare nuove tecniche, si orienta verso l’arte astratta sfociando nel simbolismo e nell’informale e soprattutto nella pop art, che sta tuttora sviluppando in un progetto dedicato principalmente al mondo della musica.

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