FRANK ZAPPA: 22 anni dalla scomparsa del genio stacanovista del rock

“Per me la sigaretta è cibo: il tabacco è la mia verdura preferita”

Questa è una delle tante freddure del Siciliano di Baltimora, Maryland, cresciuto ascoltando Edgard Varese e Stravinsky e che non è mai andato pazzo per la pasta e lenticchie cucinata dalla madre.

Frank Zappa, classe 1940, cuspide Sagittario/Capricorno, artisticamente residente (e venuto a mancare) a Los Angeles e dintorni. Compositore e scopritore di un’intera generazione di musicisti e talenti vari (da Terry Bozzio a Steve Vai, da Vinnie Colaiuta a Chad Wackerman, passando per Captain Beefheart e Alice Cooper), scompare consumato da un cancro alla prostata scoperto troppo tardi, nonostante svariati controlli fatti a causa di problemi urologici che lo tormentavano da anni.

Non so se Frank Zappa apprezzerebbe queste poche parole che sto scrivendo: in una delle sue ultime interviste, proprio nel 1993 al Today Show della NBC, alla domanda della giornalista Jamie Gangel “Come vorrebbe essere ricordato” la sua risposta fu “Non è importante essere ricordato. Gente come Reagan e Bush spende un sacco di soldi e lavora sodo per essere ricordata. A me non interessa per niente”.
Naturalmente, aggiungerei: come può un uomo, che a 52 anni vantava già una discografia di oltre 60 albums, ad avere tempo per porsi il problema di essere ricordato? Uno che ha lavorato fino al suo ultimo giorno sulla Terra, lasciando persino materiale inedito suonato e inciso postumo?

Attenzione, però, a non fare l’errore di immaginare un artista completamente isolato (e con un leggero principio di autismo) che vede solo la propria arte e null’altro: già il lucido riferimento alla politica americana della citazione di cui sopra, dovrebbe far comprendere la completezza di un essere “presente” (e geniale), che vive nel contesto, che osserva e respira profondamente la realtà che lo circonda e che proprio grazie a questa sua concentrazione riesce a non farsi turbare dai mali del mondo (compreso il proprio: il cancro) ma anzi a demolirli a colpi di ironia e intelligenza, restando sempre sul pezzo.
Se devo essere sincero, non saprei nemmeno da dove cominciare a parlare della discografia di Frank Zappa. Posso solo fare due cose:
1. Cominciare dall’inizio e in ordine cronologico.
2. Nominare quelli che secondo me sono gli album più significativi della sua (non troppo) lunga carriera.

“Freak Out!” esce nel 1966, registrato insieme alla sua band di allora, THE MOTHERS OF INVENTION (il nome originale della band era THE MOTHERS, ma la casa discografica, per motivi legali –???- pretese un cambio di nome). Un album di impatto devastante, sia dal punto di vista del songwriting che del sound stesso. Stiamo parlando di un album che è stata fonte di ispirazioni per vari Titani del Rock (fra cui i BEATLES per il loro “St Pepper”, uscito quasi esattamente 12 mesi dopo, e Jimi Hendrix).

Tre anni dopo è la volta di “Hot Rats”, che per dirla con le parole di Frank “E’ un disco che a me piacque moltissimo, solo che avevo prodotto un altro disastro commerciale”. Un album assolutamente da assaporare sulla lingua, soprattutto per quella suo aroma blues che Zappa ha sempre saputo produrre alla grande (“Willie The Pimp” e “Peaches En Regalia” sono alcune fra le perle di quest’opera).

Facendo, mio malgrado (lo spazio è poco!), un salto di 3 anni, arriviamo al 1972: esce “The Grand Wazoo”, quello che, secondo me, è uno dei suoi capolavori, se non il capolavoro (perlomeno) della sua produzione anni 70 (con Zappa bisogna ragionare per decenni: troppi albums, troppa scelta, troppa goduria!). E a proposito di goduria: andate ad ascoltarvi brani come “Eat that Question” o “Cletus Awreetus-Awrightus”, vere gemme di maestria musicale e assoluta comicità, intrattenimento sonoro allo stato puro.

“Roxy and Elsewhere”, album live del 1974, registrato in gran parte al Roxy Theater di Hollywood, è un delirio totale di musica e cabaret, frutto della mente (e della sensibilità) di un artista sempre e comunque “oltre”. Da segnalare alla batteria Chester Thompson (che poi si unirà ai GENESIS per le performance dal vivo quando Phil Collins ne diverrà il frontman) e la grandissima Ruth Underwood alle percussioni (marimba, vibrafono e xilofono).

E’ il 1976 quando esce “Zoot Allures”, primo album con Terry Bozzio alla batteria: fra le tante cose che colpiscono (come in ogni lavoro di Zappa) è l’omogeneità che caratterizza il disco. Come al solito il livello dei musicisti e delle composizioni è assolutamente impeccabile. La versione live del brano eponimo contenuta in “Does Humor Belong in Music” del 1986 è assolutamente splendida.

“Joe’s Garage”, triplo album, esce nel 1979, primo album con Vinnie Colaiuta alla batteria a uno degli album con Warren Cuccurullo alla chitarra, altra scoperta di Zappa che successivamente militerà come membro fisso nei DURAN DURAN. Qui siamo davanti a una vera e propria “rock opera” di comicità pura ed esecuzione tecnica sbalorditiva, che, musicalmente, abbraccia svariati generi magistralmente assemblati fra loro senza la minima forzatura: è un concept album (come vari album della discografia zappiana) in cui viene narrata (anche con intermezzi narrati dal “Central Scrutinizer”) la storia di Joe, divisa fra la sua band, incontri amorosi, finanziamenti a sette religiose e detenzione in galera (dove, fra l’altro, gli incontri amorosi continuano). Per la cronaca, nello stesso anno Zappa realizzerà altri tre album: “Sleep Dirt”, “Sheik Yerbouti” e “Orchestral Favourites” (a proposito di stacanovismo).

Nell’Aprile del 1988 arriva “Guitar” album doppio registrato fra il 1979 e il 1984 che raccoglie parti strumentali con assoli di chitarra estratti da varie performance live di quel periodo. Spinto dall’irresistibile singolo “Sexual Harrassment in the Workplace”, l’album è (come sempre) incredibilmente compatto e lo si ascolta volentieri a rotazione in tutti i periodi dell’anno.

https://www.youtube.com/watch?v=v28kTwoDK-g

Gli anni ’90, molto brevi per Mr Zappa, si aprono con la pubblicazioni di svariati album live: da “Make a Jazz Noise Here” a “You Can’t Do That On Stage Anymore” Volume 4, 5 e 6.
La monumentale produzione Zappiana si conclude con “The Yellow Shark”, opera di musica classica contemporanea o, nelle parole di Frank, “Un’opera di musica da camera per un gruppo di 25 elementi con composizioni di diversa lunghezza che vanno da musica per pianoforte, quintetto d’archi, percussioni, gingilli che riproducono muggiti di mucca e pupazzi di Reagan: è uno show di varietà”.

In quella stessa intervista Jamie Gangel gli dice “Hai avuto 20 minuti di standing ovation per The Yellow Shark: ne sarai stato elettrizzato!”. Frank risponde, con grande semplicità “Non stavo bene” con un pizzico di quell’ironia granitica che non lo ha mai abbandonato.
Ci lascia pochi mesi dopo, il 4 Dicembre di quell’anno, nella sua casa di Los Angeles, attorniato dalla moglie Gail (deceduta il 7 Ottobre scorso per cancro ai polmoni) e i suoi 4 figli.
Cos’altro dire su un artista di questa portata: io direi che l’unica cosa è andare ad ascoltare (ad oltranza) la sua musica.
Andare ad informarsi sulla sua musica.
Ma da “informazione” a “musica” ce ne passa.
E come dice Frank:

“Informazione non è conoscenza. Conoscenza non è saggezza. Saggezza non è verità. Verità non è bellezza. Bellezza non è amore. Amore non è musica. La musica è il meglio”.


Buon ascolto

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Mi chiamo Andrea Ianni e sono un multi-strumentista/cantante. Nasco a Roma, cresco a Milano e vivo a Londra dal 2007. Comincio come batterista (il mio strumento principale, nonchè il più amato) con varie band di milano e dintorni. mi avvicino al pianoforte grazie a mio fratello pianista. negli anni 90, fra i vari progetti, entro in una tribute-cabaret-band dei kiss come bassista. Dal 2001 comincio ad incidere e produrre materiale interamente composto, suonato e cantato da me. Nel 2007 mi trasferisco a Londra, dove mi esibisco dal vivo col mio progetto che porta il mio nome supportato dal bassista e ipnotizzatore-mentalista hank stone (http://hypnotisthankstone.com). Sono inoltre busker e mi esibisco quasi quotidianamente con la chitarra acustica nella tube di Londra.

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