Sinéad O’Connor ci ha lasciati il 26 luglio scorso, aveva 56 anni.
È stato ormai accertato che la morte è avvenuta per cause naturali. Sembrerebbe che la cantante non abbia retto al grandissimo dolore per la perdita del suo terzo figlio Shane, morto suicida a soli 17 anni l’anno scorso e di cui lei stessa ne dava il triste annuncio in preda a visibile disperazione.
Sinéad aveva dichiarato che il ragazzo: “Era la luce della mia vita”.
Una nuova tragedia si aggiunge nell’esistenza piena di sofferenze, disagio ed instabilità della sfortunata Sinéad O’Connor.
Come dimenticare quel bel volto, con i grandi occhi verdi sotto una testa rasata a zero.
Negli anni novanta Sinéad O’Connor provocava e faceva tendenza, diventando una delle più straordinarie icone del suo tempo.
Una contemporanea della mitica era del grunge ed amica di grandi artisti di quegli anni quali appunto i NIRVANA e Courtney Love, Michael Stipe dei R.E.M., Morrissey, nonché altre icone degli anni ottanta come Boy George, Chrissie Hynde dei PRETENDERS e poi Peter Gabriel ed il nostro Zucchero Fornaciari.
Ma Sinéad O’Connor sapeva sedurre vecchie e giovani generazioni grazie alla sua voce incantevole ed indimenticabile.
Sinéad avrebbe potuto cantare qualsiasi cosa, come ha fatto: da Cole Porter al rock, al pop, alla musica tradizionale irlandese.
Dopo la sua morte, tutti hanno avuto parole gentili e di supporto, molte davvero sincere.
Artisti di tutto il mondo ricordavano la sua storia.
Era nata a Dublino l’8 dicembre 1966 da una famiglia numerosa (aveva tre fratelli tra cui Joseph O’Connor, oggi scrittore di successo).
All’età di 9 anni i suoi genitori si separano e lei ed i fratelli vengono affidati alla madre Marie, alcolizzata e instabile mentalmente e qui continua il suo inferno in terra.
La stessa Sinéad, ormai famosissima, racconterà molti anni più tardi in alcune interviste, dei raccapriccianti abusi giornalieri subiti da parte della madre, che arrivò a sospettare fosse stata posseduta da qualche demone : “Per chi crede in queste cose, non so dare nessun’altra spiegazione plausibile” disse. Gli abusi erano iniziati sin dalla tenera età fino ai 13 anni, quando finalmente il padre la prenderà in custodia affidandola però ad alcuni collegi cattolici.
Una liberazione anche se in cuor suo avrebbe voluto sentirsi amata, accolta e contraccambiata, dalla quella donna che l’aveva partorita e che invece era diventata il suo aguzzino. Questa cosa la segnerà per sempre.
Da qui l’espulsione da scuola prima, e nel corso della sua vita successiva, il riformatorio (viene arrestata per furto), un grave disturbo bipolare, la depressione, la droga e le overdosi ed i tentativi di suicidio.
La musica diventa il suo rifugio, una vita parallela.
Studia pianoforte e canto presso il Dublin College of Music.
Viene notata da Paul Byrne ed inizia così a collaborare con diverse band irlandesi.
È il 1985 e la madre Marie muore in un incidente stradale.
Il suo debutto discografico avviene nel 1987 con un album che è già una rivoluzione musicale : “The Lion and The Cobra”.
Seguiranno dal 1990 al 2014 altri 13 album (vedi la discografia allegata) e diverse collaborazioni con altri artisti.
Nel 1990 la vera svolta : viene utilizzato un vecchio brano di Prince, che la rockstar aveva inciso per il progetto parallelo THE FAMILY, per il nuovo album “I do not want what I haven’t got”. Si tratta di una nuova struggente versione del brano “Nothing Compares 2 U” che diventa in seguito uno degli hit più gettonati del decennio insieme all’iconico video, che immortala il radioso ma sofferente volto di Sinéad.
I capelli rasati, gli abiti semplici, i testi essenziali ed ermetici, tutto questo e molto di più creano il personaggio Sinéad, che incanta la critica quanto il pubblico di ogni ceto sociale.
Lei è ormai così popolare nonostante tutto, nonostante il suo schieramento politico e le sue polemiche estreme fino ad arrivare a strappare pubblicamente la foto di Giovanni Paolo II.
“Combattete il vostro vero nemico” dice.
Anni dopo chiederà scusa per il gesto.
Poi la sua carriera si ferma dopo il 2005 e comincia il lento declino.
Sinéad ha quattro figli da uomini diversi, due al di fuori dei quattro matrimoni.
Oggi ne lascia tre Jake, Roisin e Yeshua.
I fantasmi del passato tornano a tormentarla e afferma spesso di non essere stata una buona madre.
Provata dalla vita, non trova stabilità o conforto neppure nella religione.
Sinéad O’Connor diventa sacerdote degli ortodossi, poi sacerdote degli apostolici, infine cambia radicalmente in Shuhada.
Sorprende molti questa sua conversione all’Islam e la vediamo spesso indossare il velo in pubblico.
Le sue sofferenze non hanno ancora fine.
La scoperta della morte dell’amato figlio Shane è una pugnalata al cuore, lui che le somigliava in tutto e per tutto.
Infine la sua stessa morte che ci lascia sgomenti e senza parole, come ha detto Michael Stipe nel suo post dedicato all’amica scomparsa, come di fronte ad una fine annunciata da tempo, nonostante la relativa giovane età.
Speriamo tutti che Sinéad abbia finalmente trovato la pace.
Discografia:
- 1987 – The Lion and the Cobra
- 1990 – I Do Not Want What I Haven’t Got
- 1992 – Am I Not Your Girl?
- 1994 – Universal Mother
- 1997 – Gospel Oak (EP)
- 1997 – So Far…The Best Of Sinéad O’Connor
- 2000 – Faith and Courage
- 2002 – Sean-Nós Nua
- 2003 – She Who Dwells in the Secret Place of the Most High Shall Abide Under the Shadow of the Almighty
- 2005 – Collaborations
- 2005 – Throw Down Your Arms
- 2007 – Theology
- 2012 – How About I Be Me And You Be You
- 2014 – I’m Not Bossy, I’m the Boss