Dolorosamente amaro ma sensibile come pochi: “Janis”, il documentario di Amy J. Berg uscito lo scorso ottobre, quasi intimo ai livelli di “Montage of Heck”, non poteva raccontare meglio la diva dalla voce penetrante e unica che ha incantato leggendari rockers e fan di tutto il mondo sia in vita che postuma con la sua grazia e l’anticonformismo che solo i grandi artisti possiedono.
Janis Joplin, la “perla del Texas” che avrebbe compiuto oggi 73 anni, è infatti una delle poche donne che negli anni ’70 abbia raggiunto una tale popolarità come cantante solista dopo aver lasciato il suo gruppo, i BIG BROTHER AND THE HOLDING COMPANY, con i quali portò la sua voce indimenticabile on the road fino al 1969, al punto di occupare il 28esimo posto nella classifica dei “100 artisti più importanti della storia” di Rolling Stone.
Una scelta importante, controcorrente, scandalosa, ai tempi, quella di intraprendere la carriera solista, soprattutto considerando che l’ambiente musicale era quasi totalmente al maschile.
“Al Sud il Ku Klux Klan era attivo e aggressivo: la sua sessualità libera, la sua indipendenza, il suo femminismo andavano contro l’ottusità e il razzismo del suo Texas. Non a caso trovò la felicità solo a San Francisco. E non dimentichiamo che era una donna nata negli anni ’40” racconta a Rolling Stone la regista del rockumentario a lei dedicato.
Una donna terribilmente forte e, allo stesso tempo, incredibilmente dolce che amò sempre e non regalò mai il suo cuore a nessuno. Se non la conoscete ancora, il film della Berg è l’occasione perfetta per stringere la mano ad una dea dei blues come la Joplin, ragazza alla mano, ironica fino alle lacrime e con “una voce e un’anima che non hanno eredi”.
Additata ingiustamente come poco di buono durante tutta la sua carriera e non solo oltre che vittima di cattiverie e bullismo da parte dei suoi coetanei sin dalla tenera età – per citarne una fu eletta “uomo più brutto del campus” al liceo –, Janis ha saputo farsi valere trovando in sé la forza di una leonessa, la stessa che ha fatto affiorare in superficie la sua luce da “pearl”.
“Un’altra Janis? Impossibile, era unica e irripetibile. Potrà esserci un’altra donna tanto potente da riempire il nostro immaginario come lei, ma quella voce e quell’anima non possono avere eredi” dichiara la regista.
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Tra amanti inconsapevoli, lettere struggenti scritte alla famiglia, telegrammi d’amore arrivati troppo tardi, lacrime amare versate a causa della spietatezza del padre e compagni di viaggio e camerino più o meno famosi, tra i quali il leggendario Jimi Hendrix, Leonard Cohen, i GRATEFUL DEAD e i JEFFERSON AIRPLANE, saranno i ricordi della cantante stessa a guidarci in un viaggio nel tempo attraverso la sua vita privata e non, portando alla luce retroscena su i quali per anni sono state gettate ombre insormontabili.
Cat Power e Gianna Nannini le hanno prestato la voce – non che ne avesse bisogno –, ma il fascino è tutto suo. In meno di un paio d’ore è così che Janis vi stregherà: con la sua semplicità, la sua tenacia e soprattutto la sua risata contagiosa.
E solo allora, se il duo composto da regista e artista riuscirà a fare breccia nel vostro cuore, l’eco del rock’n’roll si farà un po’ più doloroso stanotte grazie alla voce graffiante di Janis.