Sono sempre stato un fan sfegatato di BRUCE SPRINGSTEEN e da buon Springsteeniano venero la E STREET BAND, i musicisti che lo accompagnano sin dagli esordi. In modo particolare ho sempre avuto un debole per LITTLE STEVEN chitarrista e braccio destro del boss sin dalla tenera età.
Ho adorato quasi da subito il suo Lp di esordio da solista “Men without women” del 1982 (lavoro con sonorità molto rhythm ‘n blues/soul) ma non mi hanno particolarmente attratto i suoi lavori successivi, tutti “contaminati” da sonorità pop tipiche della metà degli anni ’80.
Fino all’ascolto, quasi per sbaglio, della prima traccia del suo ultimo lavoro: “Born Again Savage”.
Quel riff è stato un vero e proprio pugno nello stomaco. In un attimo sono svaniti i sintetizzatori e le batterie elettroniche rimpiazzate con un sound duro, massiccio e graffiante tipico delle band hard rock di fine anni 60. Scritto nel 1989, “Born Again Savage” ha visto la luce solo 10 anni dopo presumibilmente per colpa delle case discografiche.
LITTLE STEVEN, pur non distinguendosi per le sue doti tecniche, svolge un ottimo lavoro alla chitarra dimostrando anche di avere una gran bella voce adatta al contesto, oltre ad una cultura musicale vastissima. La sezione ritmica è affidata ad un certo Jason Bohnam alla batteria (vi dice niente il suo cognome?) e Adam Clayton degli U2 al basso.
Stop. Una formazione sintetica per la nascita di un capolavoro (a mio avviso) del garage rock!
Tracce lunghe con venature psichedeliche, Introduzioni lente con chitarre acustiche che esplodono in brani tosti e massicci. I testi di denuncia politica dei precedenti album lasciano il posto ad argomenti religiosi e spirituali.
“Guardati intorno siamo disperati e divisi, tutti a chiamare Dio con nomi differenti”
recita la title track.
E’ una frase che suona familiare ed attuale. “Questo è il disco che avrei voluto fare dal 1969, se soltanto ne avessi avuto le capacità” dice Steven nelle note del disco. Meglio tardi che mai direi.
Buon ascolto 🙂
https://www.youtube.com/watch?v=_4XVKQ4D63M
