“FUMBLE” degli SCREAM, piccolo capolavoro dimenticato dell’hardcore/post punk americano.
Solo 10 brani ma che davvero lasciano il segno per questo “Fumble”, l’album degli SCREAM con un giovanissimo Dave Grohl alla batteria, registrato nel dicembre del 1989 presso gli Ear Studios di Arlington in Virginia, ma pubblicato postumo nel gennaio del 1993.
Oggi l’album esce nuovamente rimasterizzato, sempre sotto la stessa casa discografica Dischord Records.
In realtà “Fumble” è il quinto album da studio degli SCREAM, di cui il giovane Grohl era stato sempre un fan. La band esisteva già infattì dal 1981, in origine così composta: Peter Stahl alla voce, suo fratello Franz Stahl alla chitarra, Skeeter Thopson al basso, Kent Stax alla batteria.
Gli SCREAM eramo senz’altro a quell’epoca una delle rock band più popolari del circuito Underground di Washington DC.
Casualmente il giovane Grohl, allora sedicenne, si imbattè in un’audizione per quest’ultima al fine di sostituire il batterista uscente Kent Stax. Nemmeno a dirlo, seppur poi risultante il più giovane dei membri, Grohl passa brillantemente la prova. In seguito visto il successo e le buone prospettive, Grohl deciderà di abbandonare definitivamente la scuola superiore per dedicarsi a tempo pieno alla musica.
Ma si unirà ai NIRVAVA nel 1990 nel momento buio della band, quando il loro bassista Skeeter Thopson, si ritira e sono ormai prossimi allo scioglimento.
“Fumble” è un pezzo di storia ed un piacere riascoltarlo. E’ l’esempio di una di quelle cose che puoi vivere nel loro momento cercando di afferrarne l’essenza già dal primo ascolto, ma che apprezzi ancora di più nel tempo. Ascoltarlo oggi, quindi, fa decisamente un altro effetto e lo rende un album superiore alle aspettative.
Sa essere duro, acido, morbido allo stesso tempo come mille sfumature di colore su una tavolozza.
Si parte con “Caffeine Dream” dal ritmo punk incessante, passando per “Sunmaker”, ”Mardi Gras”, “Land Torn Down” e “Gods Look Down” (il brano che vede Grohl come cantante solitsta per la prima volta nella storia) dove la band non smentisce la sua origine hardcore, per poi rallentare in un’insolita bellissima ballata,“Gas”. Riprende in un rock sostenuto in “Dying Days” e “Poppa Says” per concludersi con altri due ottimi brani quali “Rain” e “Crackman”.
Consiglio vivamente a tutti gli appassionati del genere e non, questo ottimo album “d’epoca”, sfortunatamente per un po’ quasi dimenticato.
Buon ascolto!