Sembra quasi impossibile che per un’unica tematica si possano sviluppare dieci notevoli brani in un album.
È proprio il caso di dirlo a riguardo dell’ultimo album dei FOO FIGHTERS, “But Here We Are”, pubblicato lo scorso 2 giugno.
Musicalmente parlando le dieci tracce in oggetto non hanno un filo conduttore, in quanto Dave Grohl ha seguito quello che diceva il suo cuore, mostrando i suoi sentimenti, condividendo e cercando di ammortizzare il suo dolore attraverso la musica.
Dunque il tema di questo album è la perdita di persone care, del ricordo di quando erano in vita e come sono scomparse, della musica che regna sovrana per cercare di guarire le ferite (che forse non guariranno mai); ed infine la difficile rassegnazione e la speranza che forse un giorno queste si potranno nuovamente incontrare in una diversa dimensione.
Riscontriamo tutto questo nei bellissimi testi e negli arrangiamenti molto curati i quali ci rendono ormai consapevoli che “But Here We Are” è uno dei migliori album dei FOO FIGHTERS.
Ragione e sentimento dunque, ma qui non parliamo di una citazione da Jane Austin, quanto piuttosto di due cose in cui Dave Grohl è molto abile.
Egli sa come arrivare dritto al cuore del suo pubblico facendosi amare di più proprio nei momenti più difficili. Solo considerando gli ultimi anni: i suoi incidenti sul palco (a seguito due cadute nel 2015 e nel 2019) che gli costarono la rottura di una gamba ed la fuoriuscita del muscolo di un braccio, la perdita della voce in più date durante il tour di Concrete and Gold (2017/2018) che lo costrinsero a fermarsi, il due gravi lutti dello scorso anno: l’amico fraterno Taylor Hawkins e l’amatissima madre Virginia a soli pochi mesi di distanza.
Era prevedibile già dal titolo di questo album che sarebbe stato dedicato a queste due persone con grande, positiva accoglienza della critica e soprattutto dei fan che numerosi ora confessano di aver lungamente pianto al loro primo ascolto.
“But Here We Are” (Ma eccoci qui) … “ma eccoci qui nonostante tutto”, sembra dicano Dave Grohl e compagni.
I FOO FIGHTERS non si fermano, non si sciolgono ma decidono di continuare in onore di Taylor e come lui avrebbe voluto, proponendo al suo posto un suo vecchio amico Josh Freese, batterista versatile ed altamente professionale.
Pur non rilasciando ancora alcuna intervista (da prima di marzo 2022, quando Taylor Hawkins muore), Dave Grohl riversa e condivide tutti i suoi sentimenti in queste dieci tracce.
Questa volta Grohl non ha avuto bisogno di location particolari ed ha fatto ogni cosa rapidamente ed in gran segreto forse chiudendosi tra le mura domestiche riflettendo e trasformando tutto in musica e versi.
Del resto lo avevamo già ben capito dai quattro singoli già estratti : “Rescued”, “Under You”, “Show Me How”, “The Teacher”.
Ma le rimanenti sei tracce non deludono e così abbiamo su tutte “Rest” (il brano che conclude l’ album), una ballata cantata da Grohl con un filo di voce, come un Kurt Cobain l’avrebbe concepita e proprio anche su ricordo di costui che rimane difficile trattenere le lacrime.
“Hearing Voices”. Il bellissimo testo dice in particolare :
“I’ve been hearing voices/none of them are you …” (“Sono stato ad ascoltare voci, ma nessuna di queste è la tua”). Dave Grohl vorrebbe ancora ascoltare la voce dell’amico perduto (?) : “Speak to me my love” (“Parlami, amore mio”).
Come spesso accade dopo la perdita di una persona molto amata, la sua voce ci resta dentro per sempre.
Prima che il brano finisca Dave Grohl continua a cantare come se stesse ancora lavorando al demo, una scelta singolare e di grande effetto.
“Beyond Me” che sembra quasi un vero e proprio dialogo diretto con Taylor Hawkins.
“But Here We Are” dirompente come dirompente è il desiderio di rinascita della band.
“I gave you my heart” (Ti ho dato il mio cuore) urla a squarciagola Dave Grohl che può essere riferito alla musica, alla stessa band ed addirittura a Taylor Hawkins.
“The Glass” anche qui molti riferimenti che ricordano la figura di Taylor Hawkins e dell’empatia di Grohl con il musicista, essendo poi entrambi batteristi, di aver perso non un amico e collega, ma un fratello che lo faceva sentire a casa. È ora molto difficile per lui doversi abituare alla sua assenza.
E che dire di “Nothing at All” (?) il cui sound, come come dicevo tempo addietro, ricorda le atmosfere di certi brani anni 60.
Sempre in riferimento alle perdite, come avere tutto ed improvvisamente non avere più nulla.
Dave Grohl si interroga se ha sbagliato qualcosa, ma a questo punto nulla ha più senso, non ci sono più né amore né odio e anche per lui potrebbe essere tutto come assolutamente niente.
Dave Grohl ha davvero svolto un lavoro impeccabile anche come batterista non soltanto sostituendo momentaneamente Taylor Hawkins, ma dimostrando ancora una volta di non aver paura di passare da un genere all’altro mantenendo sempre alta la guardia.
Qualcuno, come anche la sottoscritta, ha parlato di BEATLES, PINK FLOYD, prog rock, musica psichedelica anni 60 e addirittura musica new age tra le maggiori ispirazioni per la musica di questo album.
Di certo e come già accennato da Dave Grohl da qui in poi i FOO FIGHTERS saranno diversi.
E’ probabile che Dave Grohl stia già progettando qualcosa per il futuro.
“Ragione e Sentimento” e come sempre, nonostante le mille avversità, lui sa guardare lontano.