È tempo di anniversario per “Alice In Chains”, omonimo disco della band di Seattle, intitolato in modo insolito per chi si appresta a lanciare il terzo LP e meglio conosciuto tra i fans con il nome di “Tripod” (tripode), in relazione alla foto di copertina che ritrae un triste cane con tre zampe. L’ animale in questione è Sunshine, cane di Jerry Cantrell, chitarrista, compositore e fondatore degli ALICE IN CHAINS.
Tripod è l’ultimo registrato con Layne Staley alla voce, il quale scompare tragicamente nel 2002 per overdose di eroina dopo una lunga e inguaribile dipendenza.
Gli AIC lavorano alla registrazione del disco ai Bad Animals Studio di Seattle, da Aprile ad Agosto 1995 col produttore Toby Wright. Il risultato è il più cupo e ispirato di tutta la carriera della band: hard rock potente, pochissima luce, suono deciso e spettacolari parti di chitarra affidate al sapiente estro di Cantrell. La stesura dei testi è quasi completamente in mano a Staley che riesce a dare il maggior contributo della sua vita artistica. Sperimentale e articolato, per molti critici del tempo troppo morbido e autobiografico, “Tripod” degli ALICE IN CHAINS è molto più curato dei precedenti lavori della band e trasmette la sensazione che qualcosa stia per cambiare irrimediabilmente.
Il CD esce nei negozi il 7 novembre 1995. 12 tracce e due versioni di copertine, quella viola e quella giallo-verde. Oggi in commercio è rimasta solo la seconda.
1 ora e 4 minuti avvolti nell’oscurità a partire da “Grind”, opener minacciosa, sanguinante. “Non programmare il mio funerale prima che il corpo muoia” recita una strofa. Profetica direi. Subito dopo passiamo a “Brush Away” e ai suoi torridi giri di chitarra. Cantrell è ispiratissimo e le sonorità claustrofobiche ricordano i BLACK SABBATH così come “Sludge Factory” che segue: oppressiva, recita “io rimarrò abbastanza a lungo per ripagare chi mi ha causato conflitto“. “Heaven Beside You” è una ballata psichedelica con Cantrell al timone, che dedica la canzone all’amico Kurt Cobain e forse allo stesso Staley. Un vero gioiello orecchiabile con un malinconico ritornello.
Cambio di ritmo con “Head Creeps” che presenta voci sdoppiate, distorsioni continue e ritmica cara ai primi SOUNDGARDEN. “Again” fa da sparti acque a metà del lavoro. Cupa e angosciante con suoni distorti di basso e chitarra, la voce di Staley si percepisce alienata e paranoica. Si volta decisamente pagina con “Shame In You”, ballata elettrica con un meraviglioso giro melodico che a mio parere rappresenta il momento migliore del disco. La chiusura spetta ad “Over Now”, canzone che scivola via insolitamente spensierata. Il testo ci lascia intuire come i rapporti all’interno della band siano al capolinea proprio come il disco.
Dopo l’inaspettato EP acustico “Jar Of Files”, gli AIC riescono tra mille difficoltà, voci di scioglimento e deliri da dipendenze di Staley, a tirar fuori un disco maturo e allo stesso tempo malato, allucinato e perverso.
Formazione:
Layne Staley: voce e chitarra ritmica
Jerry Cantrell: voce e chitarra solista
Mike Inez: basso
Sean Kinney: batteria