DESERT AGE

Per tutti gli appassionati del genere Stoner e non solo, è in uscita a marzo prossimo il bellissimo film documentario “Desert Age”.

“Desert Age” è un piccolo gioiello di filmati d’epoca, intense interviste, materiale archiviato da anni e persino musica inedita.

Tra gli intervistati figurano: QUEENS OF THE STONE, KYUSS, FATSO JETSON, UNSOUND e THROERAG.

Non poteva mancare Dave Grohl, già ai tempi dei NIRVANA appassionatissimo del genere ed insolito promotore quando in una storica intervista con la MTV del 1992 con Kurt Cobain (e l’infante Frances Bean) e Krist Novoselic dichiarò che il futuro della musica non sarebbe stato il Grunge ma lo Stoner capitanato dalla band KYUSS (di cui Grohl ne fece lo spelling data la particolarità del nome).

Stranamente ed inevitabilmente da qual momento in poi il genere evolse in un vero e proprio boom.

Dalla musica psichedelica e già lontana dal metal più classico, legata alle aree desertiche della California, privilegio di pochi adepti veramente appassionati di questo genere molto particolare, si ottenne invece una diffusione più ad ampio raggio raggiungendo presto altri paesi oltre agli Stati Uniti, primi tra i quali l’Europa e l’Australia.

Il documentario ci racconta appunto come sia nato il genere Stoner e la storia di come e dove le sue band si siano formate e cosa ancora più interessante si occupa anche di quelle meno conosciute al grande pubblico.

Precisamente lo Stoner o Stoner Rock e qualcuno ha azzardato persino Stoner Metal, nasce in California nei primi anni 90, in particolare nella zona di Palm Desert e di cui il gruppo pioniere è senz’altro quello dei KYUSS. Si diceva che i suoi progenitori fossero consumatori di marijuana ed allucinogeni da cui il termine inglese “stoned” (che significa appunto in stato allucinato o fumato).

I KYUSS ed altre giovani band di quegli anni, erano solite suonare in queste zone desertiche californiane con spesso mezzi di fortuna. La loro musica echeggiava tra le dune aumentandone l’effetto psichedelico evidenziato dell’uso dei toni bassi per le chitarre (abbinate in realtà ad amplificatori per basso elettrico), bassi elettrici con suono corposo e voci melodiche, rievocando la musica del passato: dai KING CRIMSON ai PINK FLOYD o persino ai LED ZEPPELIN.

Tornando al documentario, le riprese di “Desert Age” sono iniziate nel gennaio del 2014.

E’ praticamente un’opera prima per il regista Jason Pine, già comunque conosciuto per aver girato diversi video-clip. Quanto alla produzione troviamo come co-produttore Trevar Cushing e come assistente alla produzione Jaquin Tray, entrambi già con un passato di cinematografia per lo più indipendente come indipendente è praticamente tutta la produzione del documentario a cura della compagnia Do Less Media Film.

Ci auguriamo una buona diffusione di questo film che senza meno avrà un successo intenso come intensa è la musica che in esso è rappresentata.

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Marcella D’Amore è artista/pittrice Italiana. Nasce a Roma nel 1965 e si diploma al II Liceo Artistico Statale di Roma nel 1983. Dopo il liceo comincia subito a dipingere, indirizzandosi verso uno stile figurativo paesaggistico. Tra il 1984 ed il 1987 si trasferisce a vivere a Londra ed una volta rientrata a Roma, frequenta le gallerie e i centri culturali della capitale. Dagli anni 90 ai 2000, partecipa a diverse collettive e mostre personali. Durante questo periodo un’altra delle sue passioni, quella per il cinema, cresce con sua grande soddisfazione. Diventa dunque attrice e figurante in film come : ” La Passione di Cristo” di Mel Gibson, “Ocean’s Twelve” di Steven Soderbergh , “Mission Impossible 3” di JJ Abrams , nella serie tv “Roma ” e in un gran numero di fiction e film italiani. Nel 2007 si trasferisce nelle vicinanze di Termoli, Molise. La sua pittura che fino ad allora aveva rappresentato soggetti di giardini inglesi, campagne in fiore, marine con barche a secco, trabocchi; ha una svolta con un cambiamento di stile radicale nel 2011, quando nella sua ambizione di sperimentare nuove tecniche, si orienta verso l’arte astratta sfociando nel simbolismo e nell’informale e soprattutto nella pop art, che sta tuttora sviluppando in un progetto dedicato principalmente al mondo della musica.

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