Abbiamo deciso di chiamare lo show di questa notte “Too heavy for Halftime”. Siamo contenti di essere qui stanotte, è anche stata lanciata una petizione che in qualche modo ha funzionato. C’è solo un’altra cosa che vorrei dire…” ha dichiarato James Hetfield, frontman dei METALLICA, appena prima di lanciarsi nell’intro di “Fuel” la scorsa notte.

I Four Horsemen si sono esibiti dalle 5.30 (ora italiana) alle 7.45 al AT&T Park, lo stadio dei San Francisco Giants, alla vigilia del Super Bowl, seguiti in streaming da un’orda che ha raggiunto gli oltre 76mila fan da tutto il globo, oltre che dai fortunati presenti.

Il concerto è stato sold out per mesi, ma non vogliamo lasciare fuori nessuno!” Così ha motivato la band il live webcast. Lars Ulrich si è persino fatto la barba per l’occasione!

Questa cosa giungerà a una fine” scherza invece James ad un certo punto, appena dopo l’esecuzione di “Welcome Home (Sanitarium)”.

Siamo qui stanotte ma abbiamo anche fatto diverse cose in tv e stiamo lavorando sodo sul nuovo album. Ho solo una domanda per voi: quanti qui stanotte sono della Bay Area?

Ovviamente si scatena il delirio tra il pubblico poco prima che “Sad But True”, la heavy hit del Black Album, riecheggi per lo stadio introdotta da Kirk Hammett e dalla sua White Zombie, entrambi avvolti da una coltre di fumo bianco e dalle urla dei fan.

met1 Il fotografo dell’evento – uno show sommariamente nella norma il cui entusiasmo è andato via via affievolendosi con il passare delle ore – è, ovviamente, il mitico Ross Halfin, grande estimatore della band dai suoi inizi.

Incendiaria eccezione l’esecuzione di “Battery”, preceduta da un intro registrata per scoppiare nel primo verso dalla chitarra di Hetfield.

San Francisco, come ci si sente ad essere vivi?” è la domanda della nottata. Io aggiungerei un “ancora” vivi perché dopo 35 anni di carriera esibirsi a grande richiesta la sera prima del Super Bowl non è cosa da poco, a maggior ragione se seguiti in streaming da quasi un milione di spettatori.

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Tragica invece la versione strumentale di “Hero Of The Day”, durante la quale Kirk non solo non è riuscito a dare un senso al suo assolo, una brutta copia di quelli alla Cobain, ma ha anche decapitato buona parte dell’introduzione di una delle canzoni più semplici della discografia dei METALLICA oltre ad aver mancato una buona dose di note distribuite durante tutto lo show. La rimonta, da riconoscere, è avvenuta in tempo per “Nothing Else Matters” e “Fade To Black”, anche se la fine prossima dello show si è fatta sentire.

E’ bello essere qui a festeggiare con una grande famiglia come questa. Stiamo vivendo il sogno. Tutto è iniziato con Kill ‘Em All quando eravamo solo delle ragazzine, un gruppo dei brutti ragazzi… Ora suoneremo qualcosa da quell’album e se non lo conoscete… beh, vedete di conoscerlo!” annuncia Hetfield.

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L’award per il piccolo incidente che ci ha fatto sorridere va sicuramente allo stesso James che durante “Seek And Destroy” ha quasi abbattuto il microfono.

Finta conclusione perfetta in pieno stile ‘Tallica a questo punto, prima che mr. Hetfield ci delucidi su tutte le paure da palcoscenico che negli anni hanno popolato i suoi incubi. Tra essi troviamo proprio la terribile lontananza dal microfono al momento sbagliato e il ponticello della sua Cross che si spezza improvvisamente e inspiegabilmente.

“Whiskey In The Jar”, cover della hit del 1972 dei THIN LIZZY, è stata dedicata a Cliff Burton, grande fan del gruppo irlandese.

Hey San Francisco! Sono nato a cinque cazzo di miglia da qui!” esclama Kirk, a fine show.

34 anni fa i METALLICA suonarono in questa città per la prima volta. Eravate tutti lì, vero?” scherza invece Lars, prima che la band lasci il palco.

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Tutto sommato, abbiamo trovato dei METALLICA genuini anche se stanchi (già dopo poco, anche se lo show è durato le classiche due ore e mezza) perché, diciamocelo, non sono più i tempi di KEA e dalle montagne russe dei live, per Ulrich e soci, è ormai più facile scendere che salire.

Trentacinque anni dopo, tuttavia, la band sa ancora cosa significhi salire su un grande palco e… farsi la barba.

 

 

Set list:

  • Creeping Death
  • For Whom The Bell Tolls
  • Fuel
  • King Nothing
  • Ride The Lightning
  • Kirk Hammett’s solo
  • The Unforgiven
  • Welcome Home (Sanitarium)
  • Sad But True
  • Robert Trujillo’s solo
  • Wherever I May Roam
  • One
  • Master Of Puppets
  • Battery
  • Kirk Hammett’s solo e Hero Of The Day (instrumentale, solo Kirk)
  • Fade To Black
  • Seek And Destroy
  • Whiskey In The Jar (cover dei Thin Lizzy)
  • Nothing Else Matters
  • Enter Sandman
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Giulia Rettaroli nasce nel 1996, milanese doc, e si diploma perito turistico appassionandosi sin da subito a lingue e culture straniere. Allo studio si affiancano naturalmente la passione per il cinema (sci-fi e classici del genere horror in primis) e per la musica. Dischi, biografie, documentari, vecchi numeri di Melody Maker e Rolling Stone trovano posto tra chitarra e amplificatore e si moltiplicano negli anni alla scoperta del sound di artisti come Led Zeppelin, Black Sabbath, Beatles oltre che di Pink Floyd, Motörhead, Nirvana e via dicendo. Personalità come Frank Zappa e Lester Bangs incidono inoltre fortemente nel suo senso critico. Oggigiorno si diletta nello studio del danese, nel collezionismo di dischi che hanno fatto la storia della musica e, naturalmente, nella scrittura di recensioni et simili.

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