DAVID BOWIE

Avete presente quei locali affollatissimi in cui la porta di entrata a stento si chiude, talmente tanta gente entra ed esce? In questi giorni, la scena musicale, è un po’ così: prima Lemmy, ora Bowie.

È di stamattina l’ennesima scioccante notizia che ha fatto svegliare il mondo con le lacrime agli occhi: il Duca Bianco è morto nella notte di ieri.

Si è spento al buio David Robert Jones, come un triste teaser dell’ ultimo successo della sua vita.

Solo pochi giorni fa aveva rilasciato , che aveva riconfermato la sua natura apparentemente superiore all’umano nel creare realtà parallele che ci hanno affascinato per decenni. Così ecco che la sua battaglia persa contro il cancro dopo ben 18 mesi massacra il sogno: Bowie non è immortale.

Da “Life On Mars”, il suo camaleontico successo planetario, al recentissimo “Blackstar”, che ci riporta al fascino oscuro di ciò che è primitivo, attraverso gli anni della trilogia berlinese con le iconiche “Low”, “Lodger” e “Heroes”, indimenticabile colonna sonora di “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, l’artista continuava a regalarci una realtà alternativa, quella del sogno, fonte di infinite possibilità – come le sue identità negli anni, d’altronde.

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Personalmente, David è stato parte della mia infanzia tanto quanto i BEATLES e i PINK FLOYD, allargando i confini del possibile all’infinito, togliendo maschere su maschere al mondo circostante e facendoci realizzare che, quello camuffato, non era lui in fondo.

Mai forzato, sempre con quel fare da “nobile” che ha caratterizzato tutta la sua carriera, David sembrava davvero provenire da un altro universo. Ce lo ha dimostrato con Ziggy Stardust nel ’69, anno di uscita di “Space Oddity”, cantato “come avrebbe fatto Dylan se fosse nato in Inghilterra”. Ce lo ha riconfermato tre giorni fa come allora pubblicando , che con i suoi singoli usciti settimane fa ci aveva già stregato prima dell’atterraggio.

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Per molti un bluff, per altri solo un vecchio che non sa smettere di sognare ad occhi aperti, l’uomo che comprò il mondo ha però avuto un debutto insignificante noto a non molti, mediocre persino da parte del futuro grande Bowie. Ed è comunque riuscito a spiegare le ali – più volte, oltretutto, durante la sua travagliata vita.

Anche la lotta contro la dipendenza da cocaina negli anni ’70 è stata infatti dura, tanto da spingerlo a rintanarsi a Berlino con Iggy Pop. Forse, stava solo cercando di tornare sul suo pianeta…

Come risultato, in compenso, ci sono rimasti tre dei capolavori del Duca Bianco, oltre che “The Idiot” e “Lust For Life”, i due album che risollevarono le sorti dell’amico Iggy.

A tratti “nazista ostentato” (in un’intervista a Cameron Crowe dichiarò che “Adolf Hitler era stato una delle prime vere rockstar”), in quel periodo, Bowie ha sempre fatto parlare di sé a volte anche grazie a tracce completamente stupide ma perversamente accattivanti come “The Laughing Gnome”, ennesimo insuccesso commerciale dei primi tempi, e ai dubbi mai davvero chiariti sulla sua sessualità.

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Dal famoso bagno di folla a Victoria Station, al ridicolo video di “Dancing In The Street” realizzato apposta per il Live Aid dell’84 con il collega e chiacchieratissimo compagno di rumors Mick Jagger, passando per le collaborazioni con gli storici QUEEN, ai tempi ancora capitanati da Freddie Mercury, David è sempre stato un fuoco d’artificio accecante così come entusiasmante mentre “lancia dardi negli occhi dei suoi amanti”.

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Inarrivabile e inaspettato, fresco e mai banale, la morte dell’uomo che cadde sulla Terra è una vera perdita per il mondo della musica, dell’arte e del cinema, che si farà sentire per la sua assenza come pochi altri al mondo.

L’unica cosa rimasta da dire, a questo punto, è la seguente testimonianza, probabilmente scritta da un fan, che lessi anni fa da qualche parte:

 

Quando sei in dubbio, ascolta David Bowie.

Nel 1968 Bowie era un pazzo gay, rosso di capelli, con i denti storti, che camminava per Londra con addosso vestiti da donna, facendosi urlare addosso dai teppisti. Quattro anni dopo, era esattamente lo stesso ma chiunque altro voleva essere come lui.

Se David Bowie può far apparire figo essere David Bowie, tu puoi fare lo stesso. Oltretutto, a differenza di David Bowie, puoi ascoltare Bowie per trarne ispirazione. Quindi sei più avanti “di uno” rispetto a lui.

Sei già di un passo più avanti a David Bowie!

https://www.youtube.com/watch?v=v–IqqusnNQ

https://www.youtube.com/watch?v=YoDh_gHDvkk

https://www.youtube.com/watch?v=Tgcc5V9Hu3g

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Giulia Rettaroli nasce nel 1996, milanese doc, e si diploma perito turistico appassionandosi sin da subito a lingue e culture straniere. Allo studio si affiancano naturalmente la passione per il cinema (sci-fi e classici del genere horror in primis) e per la musica. Dischi, biografie, documentari, vecchi numeri di Melody Maker e Rolling Stone trovano posto tra chitarra e amplificatore e si moltiplicano negli anni alla scoperta del sound di artisti come Led Zeppelin, Black Sabbath, Beatles oltre che di Pink Floyd, Motörhead, Nirvana e via dicendo. Personalità come Frank Zappa e Lester Bangs incidono inoltre fortemente nel suo senso critico. Oggigiorno si diletta nello studio del danese, nel collezionismo di dischi che hanno fatto la storia della musica e, naturalmente, nella scrittura di recensioni et simili.

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