Oscurità e sofferenza nel nuovo album dei QOTSA.
“In Times New Roman…” il nuovo album dei QUEENS OF THE STONE AGE, pubblicato il 16 giugno scorso, non è un disco facilmente apprezzabile al primo ascolto.
Se pensavate che l’album “Like Clockwork” (2013) fino ad ora era stato il più oscuro, autobiografico e tenebroso della band, oggi vi sbagliate e ci sbagliamo tutti.
Nonostante Homme e compagni da sempre giocano in fondo con queste tematiche, “In Times New Roman…” supera di gran lunga ogni aspettativa in tal senso.
Gli ultimi quattro anni sono difficili da dimenticare per Josh Homme, che potremmo sintetizzare così:
La pandemia, il timore per la distruzione della sua famiglia (inizia la pratica di divorzio nel 2019, cui segue una lunga battaglia legale con la ex moglie Brody Dalle per la custodia dei figli), la perdita di amici cari (in primis Mark Lanegan e Taylor Hawkins) e non per ultima la malattia (Homme come di recente rivelato, ha lottato e vinto un cancro lo scorso anno).
Ma Josh Homme non si dà per vinto e da vero artista trasforma in arte le avversità della sua vita.
Nonostante la pandemia si chiude in studio o nella sua stessa abitazione, e comincia un lungo percorso di lavoro con la sua band per la realizzazione di questo album.
Tutto quello che era certo e stabile ieri, non è più certo e stabile oggi e soltanto la musica e l’arte sono il punto fermo.
In una intervista di tempo fa su NME, Josh Homme aveva affermato:
“Penso che quando hai a che fare con gli estremi alti e bassi della vita, non ti fermi e vai: “Dovrei davvero fare un disco.” Quelle cose non esistono in quel momento. Se il tuo tetto si sta allagando, non dici: “Dovremmo fare un disco su questo!”. Devi impedirti di annegare in un’inondazione. Lo abbiamo registrato probabilmente due anni e mezzo fa, ma è rimasto lì ad aspettare di essere finito. Non l’ho cantato fino allo scorso novembre. Non avevo finito di vivere . Onestamente, probabilmente avevo paura. Non ero pronto. Hai bisogno che il diluvio finisca e poi puoi decidere se puoi accettare il diluvio. Penso che essendo questo un disco sull’accettazione, devi davvero arrivarci te stesso.”
Josh Homme ha voluto condividere con il pubblico i suoi sentimenti in dieci tracce e forse altre ancora, ma queste quelle che ha scelto per l’album.
Pur ricalcando ancora il sound dello stoner rock, in questo “In Times New Roman…” molto forti sono ancora le influenze di David Bowie, dei BEATLES e di Iggy Pop.
“Emotion Sickness” rimane comunque il brano più caratteristico e non a caso, il primo singolo estratto dall’album.
Ma spiccano tra gli altri il brano di apertura “Obscenity”, e poi “Negative Space”, “Carnavoyeur” (il secondo singolo estratto), la particolarissima “Sicily” e certamente “Streight Jacket Fitting” (che supera il 9 minuti).
Più che la musica, quello che ha molto impegnato Josh Homme in questo album sono stati i testi, molto apprezzati dalla critica.
“Mi hanno richiesto davvero, molto molto tempo” dice Homme soddisfatto per aver fatto centro.
Ed è bellissimo quello che Homme scrive nel testo di “Carnavoyeur”, vinto temporaneamente dalla rassegnazione :
“Clutching, hanging by a nail in this life/ When there’s nothing I can do… I smile…”
(“Aggrappato, appeso a un chiodo in questa vita/Quando non c’è niente che posso fare …sorrido…”).
Già “sorridere”, quello che tutti dovremmo fare più spesso anche quando la vita ci mette alla prova.