taylor hawkins

“Is he going to die?” (“Sta per morire?”): era probabilmente l’8 gennaio del 2013, e ricordo bene Taylor Hawkins raccontare di aver detto questa frase al primo ascolto di “Where are we now?”, il primo singolo che David Bowie aveva pubblicato a sorpresa il giorno del suo compleanno, dopo dieci anni di silenzio.

Come tutti noi Taylor Hawkins era stato rapito dal brano e lo stava ascoltando con profonda attenzione. Cosa poteva far scaturire in lui si triste presagio? Forse la voce lieve ed un po’ sofferta di Bowie, la singolarità del testo, la scelta armonica … di certo non passava indifferente al di là di un così lungo esilio.

In meno di due anni, come sapremo in seguito, Bowie avrebbe iniziato la sua lunga lotta contro il cancro che lo avrebbe portato alla morte il 10 gennaio 2016. Taylor Hawkins non ha mai rivelato il perché di tale affermazione, ma di certo lui è uno dei tantissimi illustri artisti che sono stati influenzati da David Bowie.

Non soltanto attualmente Hawkins è uno dei migliori batteristi rock della scena mondiale, ma anche un promotore del revival, della musica del passato, anche di brani di secondo piano o quasi del tutto dimenticati. Tutto questo, grazie alle cover band fondate in questi ultimi anni e non ultima e più recente, quella dei NHC (2021) che divide con Dave Navarro e Chris Chaney dai JANE’S ADDICTION, il nome della band prende spunto dalle iniziali dei componenti.

Dai FOO FIGHTERS agli NHC, passando per i CHEVY METAL, c’è sempre un brano di David Bowie. Come egli stesso racconta nella famosa intervista con Matt Pinfield dello scorso anno in occasione dello show in streaming “A Bowie Celebration”, David Bowie rappresenta una costante nella sua vita musicale.

Sin da ragazzino il padre metteva in macchina musica di David Bowie e a Natale riceveva album quali quello dell’ultimo live di Ziggy Stardust all’Hammersmith Odeon di Londra, nel luglio 1973.

Hawkins ha la fortuna di incontrarlo due volte e molto da vicino. La prima, e la più eclatante, durante uno show televisivo per la BBC, per l’esattezza all’NCE (National Exhibiton Center) di Birmingham nel 1997. A quel tempo David Bowie era in tour con il suo album “Earthling” mentre Taylor Hawkins era ancora il batterista della band di Alanis Morissette; la cantante stava davvero spopolando nelle classifiche.

In una pausa della registrazione dello show Hawkins decise di fare un po’ di “riscaldamento” alla batteria, ma con la coda dell’occhio scorse un’ombra di un uomo che sembrava stesse osservandolo mentre fumava una sigaretta, era proprio lui, David Bowie!

Disse qualcosa come: “Oh scusa, spero di non aver interrotto nulla, mi stavo giusto scaldando … “ E Bowie :  “No, no continua pure … e più tardi avrebbe aggiunto: “Sai sei proprio bravo, ragazzo!”

“Grazie!” rispose Hawkins quasi pensasse di essere in un sogno. I veri talenti non passavano mai inosservati agli occhi e alle orecchie di David Bowie.

Per tutta la sua vita artistica, Bowie non aveva fatto che contornarsi di gente eccezionale in qualsiasi campo: dalla pittura, alla musica di ogni genere, al cinema così come scrittori e poeti. Osservatore attento del mondo e non solo quello artistico, era attratto da qualsiasi cosa lo stimolasse. Forse senza neppure accorgersene, lui stesso a suo tempo, diventava maestro, mentore e persino  talent scout di moltissimi altri artisti e per diverse generazioni.

Oggi qualcuno azzarda a dire, come Hawkins del resto, che forse senza di lui non sarebbero esistiti neppure gente come i QUEEN!

Ma come ci ricorda lo stesso HawkinsBowie non perde mai il senso della realtà e si presenta come uno dei tanti, mai altezzoso o superbo, ma sempre con grande semplicità e con la battuta pronta, dato il suo spiccato senso dell’umorismo. Sul palco David Bowie si trasforma, ogni volta che entra in un nuovo personaggio, si rende divino ed intoccabile quasi a non essere neppure più reale.

Dal 2013 in poi ogni momento attendevamo novità sconvolgenti da David Bowie, che era tornato e sapevamo non ci avrebbe deluso. David Bowie ci manca e ci manca appunto quel suo “effetto sorpresa”, come soltanto lui sapeva darcelo. Ci fa riflettere in questi giorni la notizia che l’intero catalogo di Bowie sia stato venduto per 250 milioni di dollari alla Warner Chappell Music (WCM) e data la fama raggiunta, quasi ormai pari a quella dei BEATLES, considerando i presupposti suddetti, per un autore come lui si può essere eroi con una sola canzone.

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Marcella D’Amore è artista/pittrice Italiana. Nasce a Roma nel 1965 e si diploma al II Liceo Artistico Statale di Roma nel 1983. Dopo il liceo comincia subito a dipingere, indirizzandosi verso uno stile figurativo paesaggistico. Tra il 1984 ed il 1987 si trasferisce a vivere a Londra ed una volta rientrata a Roma, frequenta le gallerie e i centri culturali della capitale. Dagli anni 90 ai 2000, partecipa a diverse collettive e mostre personali. Durante questo periodo un’altra delle sue passioni, quella per il cinema, cresce con sua grande soddisfazione. Diventa dunque attrice e figurante in film come : ” La Passione di Cristo” di Mel Gibson, “Ocean’s Twelve” di Steven Soderbergh , “Mission Impossible 3” di JJ Abrams , nella serie tv “Roma ” e in un gran numero di fiction e film italiani. Nel 2007 si trasferisce nelle vicinanze di Termoli, Molise. La sua pittura che fino ad allora aveva rappresentato soggetti di giardini inglesi, campagne in fiore, marine con barche a secco, trabocchi; ha una svolta con un cambiamento di stile radicale nel 2011, quando nella sua ambizione di sperimentare nuove tecniche, si orienta verso l’arte astratta sfociando nel simbolismo e nell’informale e soprattutto nella pop art, che sta tuttora sviluppando in un progetto dedicato principalmente al mondo della musica.

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