La serie Amazon Prime “Daisy Jones and The Six” è subito cult.

Se siete degli appassionati di musica dei gloriosi anni 70 (soprattutto quella made in USA), se siete stati talmente fortunati di poter vivere le emozioni di quegli anni e volete riattraversarle come in un film, allora non potete perdere questa nuova bellissima serie “Daisy Jones and The Six” su Amazon Prime.

“Daisy Jones and The Six”, in un totale di 10 episodi, è basata sull’omonimo romanzo di Taylor Jenkins Reid.

Non è noto se ci sarà un sequel, ma di certo è già un vero e proprio cult.

Un giovane con poche conoscenze sull’epoca e la musica di allora, potrebbe istintivamente fare una ricerca sul web per leggerne la vera storia e vedere il vero volto dei protagonisti, ma naturalmente ne rimarrebbe deluso poiché “Daisy Jones and The Six” e’ pura fiction basata magari su fatti realmente accaduti ad altri artisti realmente esistiti.

“Daisy Jones and The Six” è praticamente su un documentario inventato a doc dove Daisy Jones, indomabile ed affascinante cantautrice, racconta la sua vita ed il fatidico incontro con i The Six, una band il cui successo non era mai del tutto decollato capitanata da un ostinato e presuntuoso leader, tali Billy Dunne.

Daisy genio ribelle, dopo anni di gavetta, dovrà sottostare al compromesso di unirsi alla band per trovare il suo posto nell’Olimpo e ci riesce pienamente.

Mentre Billy Dunne rappresenta il prototipo dell’uomo di successo tutto musica e famiglia che vuole salvare le apparenze, ma che in realtà è costantemente tentato dal tradimento e dal vizio.

Dunne crede che sia proprio lei, la bella Daisy, il suo angelo tentatore e nello stesso tempo una vera usurpatrice. Nasce dunque tra i due un rapporto se pur di amore anche altamente conflittuale, destinato poi a dissolversi.

L’epilogo della serie è infatti lo scioglimento del gruppo proprio quando era arrivato all’apice del successo con disco in vetta alle classifiche dal titolo “Aurora”, ingaggi milionari, tour con il tutto esaurito etc., qualcosa che ci ricorda cosa accadde ai POLICE (?) nella prima metà degli anni 80.

Venti anni più tardi Daisy Jones, Billy Dunne, sua moglie e gli altri membri della band, si ritrovano a narrare quello che accadde, ovviamente ciascuno dal proprio punto di vista.

Le interviste del documentario ricordano mille altre ancora che abbiamo visto con grandi nomi del pop/rock.

Ma molti appassionati ricorderanno in particolare la storia dei FLEETWOOD MAC, in effetti il riferimento più evidente del romanzo e di tutta la serie. Non possiamo fare a meno di pensare a riguardo al tormentato rapporto tra Stevie Nicks ed il chitarrista Lindsey Buckingham che Daisy e Billy riproducono perfettamente.

Ma è anche noto Stevie Nicks si era infatuata di Mick Fleetwood nei primi tempi, e altri membri della band quali la compianta Christine e John McVie si sono innamorati e sono stati sposati per sette anni.

Nella serie sono ben analizzati il processo di nascita un album in quell’epoca, i mezzi usati, l’ispirazione, la scelta dei testi; l’importanza ed l’impronta creativa del produttore; la discriminazione razziale; la discriminazione femminile; il plagio.

Non mancano luoghi ancora cult del territorio legati a Los Angeles/West Hollywood quali locali come il Whisky a Go Go, The Troubadour.

Studi di registrazione quali il mitico Sound City, ben raccontato da Dave Grohl nel suo celebrato documentario omonimo del 2013, dove sono passati grandi nomi della musica e dove i NIRVANA incisero “Nevermind” nel 1991.

Alberghi quali The Chateau Marmont scenario di molti altri film e serie, frequentato da tanti artisti della musica e del cinema quali Jim MorrisonElton JohnCourtney LoveLED ZEPPELINFOO FIGHTERSDURAN DURAN  e anche Johnny Depp,  Quentin Tarantino e Tim Burton e dove vi morirono John Belusci (1982) ed il fotografo Helmut Newton (2004).

Che dire del cast che vede Riley Keough, la primogenita figlia di Lisa Marie Presley nonché nipote di Elvis e Priscilla, nei panni di Daisy accanto a Sam Claflin in una diremmo magistrale interpretazione nei panni di Billy, Camila Morrone nei panni di Camila Alvarez (moglie di Billy), Suki Waterhouse e altri.

Gli attori si sono preparati per oltre un anno prima di girare, cantando e suonando personalmente nella serie.

La bellissima sigla è tratta dalla mitica “Dancing Barefoot” di Patti Smith (1979).

La serie ha ottenuto un notevole successo.

Per chi non ha avuto ancora il piacere di vederla, vi consigliamo di non perderla.

L’album “Aurora” è stato pubblicato ottenendo grandi dati di ascolto.

I fan di tutto il mondo si augurano che la serie abbia un sequel.

Nel frattempo si sta valutando la possibilità per i protagonisti di andare in tour come una vera band di tutto rispetto.

Attendiamo altre novità in merito.

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Marcella D’Amore è artista/pittrice Italiana. Nasce a Roma nel 1965 e si diploma al II Liceo Artistico Statale di Roma nel 1983. Dopo il liceo comincia subito a dipingere, indirizzandosi verso uno stile figurativo paesaggistico. Tra il 1984 ed il 1987 si trasferisce a vivere a Londra ed una volta rientrata a Roma, frequenta le gallerie e i centri culturali della capitale. Dagli anni 90 ai 2000, partecipa a diverse collettive e mostre personali. Durante questo periodo un’altra delle sue passioni, quella per il cinema, cresce con sua grande soddisfazione. Diventa dunque attrice e figurante in film come : ” La Passione di Cristo” di Mel Gibson, “Ocean’s Twelve” di Steven Soderbergh , “Mission Impossible 3” di JJ Abrams , nella serie tv “Roma ” e in un gran numero di fiction e film italiani. Nel 2007 si trasferisce nelle vicinanze di Termoli, Molise. La sua pittura che fino ad allora aveva rappresentato soggetti di giardini inglesi, campagne in fiore, marine con barche a secco, trabocchi; ha una svolta con un cambiamento di stile radicale nel 2011, quando nella sua ambizione di sperimentare nuove tecniche, si orienta verso l’arte astratta sfociando nel simbolismo e nell’informale e soprattutto nella pop art, che sta tuttora sviluppando in un progetto dedicato principalmente al mondo della musica.

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