A 30 dalla scomparsa di Kurt Cobain, il 5 aprile scorso sua figlia Frances Bean ha condiviso sui social questa bella ed emozionante lettera, di cui qui vi traduciamo il testo.
Non è la prima volta che Frances Bean scrive ipoteticamente al padre, una delle ultime in occasioni è stata per quello che doveva essere il suo 50° compleanno, il 20 febbraio 2017.
Vi ricordiamo che il 5 aprile 1994 è la data assegnata della morte per suicidio del frontman dei NIRVANA, all’età di 27 anni. Il suo corpo fu ritrovato l’8 aprile nella serra della sua villa a Lake Washington Boulevard, ad est di Seattle.
Frances Bean è la sua unica figlia di Kurt Cobain che egli accolse, con la moglie Courtney Love, nell’agosto del 1992.
“30 anni fa la vita di mio padre finì. La seconda e la terza foto catturano l’ultima volta che siamo stati insieme mentre era ancora vivo.
Sua madre Wendy mi premeva spesso le mani sulle guance e diceva, con una tristezza cullante, ‘hai le sue mani’. Le annusava come se fosse la sua unica possibilità di tenerlo un po’ più vicino, congelato nel tempo. Spero che gli tenga le mani ovunque siano.
Negli ultimi 30 anni le mie idee sulla perdita sono state in uno stato di continua metamorfosi. La lezione più grande appresa attraverso il lutto da quando sono stata cosciente, è che ha uno scopo. La dualità di vita e morte, dolore e gioia, yin e yang, il bisogno di coesistere l’una accanto all’altra altrimenti nessuna delle due non avrebbe alcun significato. È la natura impermanente dell’esistenza umana che ci getta nelle profondità delle nostre vite più autentiche. A quanto pare, non esiste motivazione più grande per appoggiarsi alla consapevolezza amorevole che sapere che tutto finisce.
Vorrei aver potuto conoscere mio padre. Vorrei aver conosciuto la cadenza della sua voce, quanto gli piaceva il caffè o come ci si sentiva ad avere le coperte rimboccate, dopo una favola della buonanotte. Mi sono sempre chiesta se avrebbe catturato i girini con me durante le afose estati di Washington, o se profumava di Camel Lights e nesquik alla fragola (i suoi preferiti, mi hanno detto).
Ma c’è anche una profonda saggezza viaggiando su un percorso accelerato per comprendere quanto sia preziosa la vita. Mi ha regalato una lezione sulla morte che può arrivare solo attraverso l’esperienza VISSUTA di perdere qualcuno. È il dono di sapere con certezza, quando amiamo noi stessi e coloro che ci circondano con compassione, con apertura, con grazia, più diventa intrinsecamente significativo è il nostro tempo qui.
Kurt mi ha scritto una lettera prima che nascessi. L’ultima riga dice : “Dovunque tu vada o ovunque io vada, sarò sempre con te”. Ha mantenuto questa promessa perché è presente in tanti modi. Che sia ascoltando una canzone o attraverso le mani che condividiamo, in quei momenti riesco a trascorrere un po’ di tempo con mio padre in modo trascendentale .
A chiunque si sia chiesto come sarebbe stato vivere accanto alle persone che hanno perso, vi ho nei miei pensieri oggi. Il significato del nostro dolore è lo stesso.”